giovedì 1 dicembre 2016

una bella coppia, di armadi a muro

Inquadriamo il periodo storico...come ho già scritto in altri post, i lavoretti che sto pubblicando non sono illustrati "in diretta" ma sono il frutto di anni e anni di fine settimana passati a fare cose che hanno tutt'altro a che vedere rispetto al mio lavoro principale (quello che mi da da mangiare e mi consente di comprare strumenti e materiali, insomma). 
Ristrutturazione della casa nuova. Iniziamo i lavori a maggio del 2013 ma decine e decine di progetti hanno già intasato il mio hard disk da almeno un anno prima, ovvero quando abbiamo trovato finalmente un appartamento che soddisfa le nostre esigenze, il nostro gusto e, soprattutto, è tollerabile per le nostre tasche.
Tra le mille idee, ci viene in mente quella di sostituire il vecchio ripostiglio di circa 4mc con due nicchie (da chiudere con armadi a muro) ricavate dal nuovo disegno delle camere da letto. Calcolatrice alla mano, lo spazio disponibile passa a quasi 6mc effettivamente utilizzabili al 100%.
Dopo aver rilevato le misure al millimetro, inizio quindi a passare le serate (diciamo pure nottate) con SketchUp per disegnare l'armadio..anzi le ante in quanto, per semplificare il progetto, l'armadio sarà composto solo dalle ante mentre dentro useremo dei sistemi di scaffalatura per via della semplicità costruttiva e per poter organizzare in modo più flessibile l'interno.
La figura seguente mostra il disegno delle nicchie in muratura e cartongesso, al cui interno dovranno essere inseriti gli armadi.
struttura in cartongesso
Qui si vede la progettazione dei montanti. La tecnica di fissaggio alle spalle laterali e` mediante il controtelaio, ovvero, per ciascun armadio, due listelli di abete che vengono tassellati al muro. I montanti vengono poi fissati con delle viti ai controtelai (o falsitelai o mascherine che dir si voglia).


montanti verticali dei telai
Come si nota dall'immagine sopra, nel progetto ho già valutato la posizione dei traversi, disegnando la mortasa per l'incastro. Per unire infatti montanti e traversi ho utilizzato degli incastri a mezzo legno, per molti (buoni) motivi. Semplicità e simmetria nell'esecuzione, unita dalla facilità di assemblaggio finale che mi consente l'utilizzo di colla e viti di tenuta in posizione nascosta...così sul frontale non si vede nulla.
La figura seguente mostra i traversi.
telai completi di montanti e traversi
Alla fine arrivano le ante, che saranno di listellare impiallacciato tanganika da 19mm di spessore. Per movimentare il disegno complessivo ho pensato di inserire delle "maniglie" particolari, realizzando dei listelli in massello opportunamente profilati, con una mezza gola nella parte posteriore, che garantisce una facile presa quando si aprono e chiudono le ante.


progetto completo
In realtà il procedimento di progettazione è stato molto meno fluido rispetto a quanto esposto, perché sono partito dalla progettazione delle ante, individuando la loro misura in funzione dello spazio disponibile. Poi ho progettato il telaio con il requisito della massima semplicità costruttiva (tenendo conto anche eventuali difficoltà in fase di montaggio). Quando progetto infatti cerco sempre di considerare tutto...tanto scappa sempre qualcosa lo stesso.
Finito il progetto, ho preparato una lista di materiali da comprare e sono andato dal fornitore. Ho scelto (per ragioni di prezzo/prestazioni) di utilizzare dei pannelli listellari da 19mm impiallacciati tanganika e tanganika massello per telaio e profili maniglia. Ma siccome non si deve mai fare i conti del vino senza l'oste...il massello tanganika non c'era delle misure che mi servivano. Quindi mi hanno proposto dell`abura (o bahia), che, a detta loro era simile (infatti ho potuto visionare un loro manufatto in abura e ne sono rimasto positivamente impressionato), e ho infatti ripiegato sull'abura. Devo dire che lo ricomprerei volentieri per un ottimo rapporto qualità prezzo e per una lavorabilità discretamente facile.
Una delle grosse difficoltà incontrate nell'acquisto del materiale è stata quella di adattare "dinamicamente" il progetto (la distinta delle misure che avevo in mano) alle tavole disponibili. Non è banale. Almeno per me non lo è stato per niente. Perché un conto è la lista di travetti che hai su carta, un'altra cosa è la tavola da sezionare e da piallare che ti trovi davanti. Caspita che bella differenza. Non sai mai quanto spreco ci sarà durante la lavorazione (considerando anche vari errori che mi possono capitare).
Mentre sceglievo le tavole,  chiesi al magazziniere di visionare delle tavole dritte e lui, in un primo momento, rifiutò con la scusa di non poter perdere tempo a cercare le tavole in mezzo alla catasta..allora cercai di giocarmi bene la carta della determinazione: "Guarda che non sono qui per farti perdere tempo ma per comprare il materiale che mi serve. Ti aiuto volentieri a smontare e rimontare la catasta. Ma se questo è un problema, davvero un problema, salgo in auto e tolgo il disturbo.". A quel punto diventammo ottimi amici e mi diede ottimi consigli sulla scelta. Valle a capire le persone...
materiale per telaio e maniglie in legno
Ho piallato una faccia delle tavole e, dopo averle sezionate alla misura giusta (con abbondanza per la successiva piallatura) ho piallato tutti i travetti dei montanti e dei traversi. Consiglio banale: per sfettare (lungovena) le tavole, è bene piallarle su una delle facce (così appoggia bene sul piano della sega e il taglio è sicuro) e a squadra su uno dei bordi (così la tavola scorre dritta lungo la riga del banco sega).
Nella figura che segue vedete i listelli piallati a misura.

listelli per telaio e maniglie tagliati e piallati
Nella foto che segue vedete i listelli che serviranno per le maniglie delle ante. Naturalmente essendo un po' pasticcione, ne ho preparato qualcuno in più per rimediare a eventuali errori. Di solito faccio sempre qualche pezzo in più, anche con materiale di scarto o meno nobile (tipo abete) perché li uso per fare le prove di taratura nel caso di incastri alla toupie o lavorazioni con la fresatrice.
particolare dei listelli per le maniglie
Per ricavare gli incastri a mezzo legno ho utilizzato la fresatrice portatile, montando una fresa a candela senza cuscinetto. Nella figura che segue c'è installato l'anello guida ma alla fine ho deciso di usare il bordo dritto della fresatrice, facendolo scorrere lungo una dima/riga appositamente creata.
fresatrice con anello a copiare
Ho preparato infatti una dima, formata da un pannellino di mdf e da un listello di legno, spero si capisca. Il bordo dritto della fresatrice deve appoggiare sul listello di legno. Preventivamente ho fresato il bordo del pannello mdf (dopo averlo fissato sotto il listello con delle viti) in modo che mi segnasse il modo preciso il punto di fresatura.

dima per fresatura a mezzo legno
Dopo aver fresato tutti gli incastri a mezzo legno ho fatto qualche prova per assicurarmi che tutto andasse bene.
prova di montaggio dei telai
Ora si passa alla modanatura dei listelli, che formeranno le maniglie. Per poterli fresare in tutta sicurezza, come si vede dalla foto seguente, ho usato una tavola di mdf (ma quanto è utile l'mdf in laboratorio!!!). Nella foto ho rimosso le protezioni solo perché altrimenti avrei fotografato...le protezioni invece che quello che volevo far vedere. Ovvero la riga di battuta a tolleranza zero (forse si capisce meglio con "zero clearance").
preparazione della toupie per fresare le battute delle maniglie
Qua sotto si vede il listello con la battuta fresata.
battuta delle maniglie eseguita
E qua sotto la lavorazione della gola. Attenzione: protezione rimossa per la foto! Solo per la foto.
coltelli stondati per fresare l'incavo delle maniglie
Solo dopo aver lavorato il telaio (non si sa mai che cosa viene fuori ...) ho preparato la distinta per i pannelli delle ante, che mi sono fatto tagliare e bordare (su tre lati) a misura. Anche questa prova è risultata davvero impegnativa. Non è stato per niente facile definire le misure studiando le cerniere, che infatti, nonostante tutto, alla fine si sono dimostrate, per me, lo scoglio più duro da superare. Quanto lasciare tra un`anta e l'altra? Si apriranno comodamente? E le tolleranze di lavorazione, quali saranno? Un decimo, un millimetro o un centimetro (vabbe` un centimetro...scherzo!)?
Presa la decisione, definita la tabella delle misure, sono tornato dal fornitore e mi sono fatto sezionare e bordare le ante, ricavate da due pannelli di listellare impiallacciato tanganika da 19mm di spessore (ma questo, forse, l'avevo già scritto).
Quindi è venuto il momento di fare i fori per le cerniere. Allora ho acquistato un paio di cerniere della Salice per fare alcune prove. Perché un conto è la teoria, un altro conto è la pratica.
prove per la foratura degli alloggiamenti cerniere
Le prove sono servite per verificare la distanza corretta tra il foro e il bordo anta. E anche per controllare che il sormonto dell'anta rispetto al telaio rientrasse nelle tolleranze accettabili.
Dopo aver segnato con attenzione e ricontrollato la posizione di tutti i fori, ho costruito un piano per poter usare il mio piccolo trapano a colonna e ho iniziato a forare. La cosa peggiore è stata scendere alla profondità giusta senza forare il frontale dell'anta...il trapano ha il misuratore di profondità rotto e non avevo tempo di inventarmi qualcosa di efficace se non la prova su pezzo di scarto e poi la marcatura con pennarello sulla punta stessa...sistema schifoso e altamente inaffidabile ma alla fine sono riuscito a completare i 35 fori nel pomeriggio. Ma la prossima volta preparerò una dima. Mai più un lavoro del genere senza una dima, perché, a meno di non disporre di una colonna proprio rigida, un minimo di movimento sul centraggio, la difficoltà nel vedere la "crocetta" che segna il centro del foro e la vibrazione stessa della punta sulle prime fibre, mi hanno fatto sbagliare tutti i fori, spostandomi rispetto al centro di quasi un millimetro (me ne sono accorto amaramente quando ho dovuto registrare le cerniere nel montaggio). Quindi la prossima volta preparerò una dima. Sicuro che la preparerò prima di fare il primo foro.

foratura al trapano a colonna con la punta forstner
Inoltre i pannelli più lunghi e larghi (circa 160x45cm) erano difficili da mantenere in piano sul supporto improvvisato alla veloce, e senza un aiutante che mi aiutasse a fermare il pannello in lavorazione, ho sicuramente peggiorato da solo il centraggio dei fori, come ho accennato prima.
Credo di ripetermi, ma purtroppo sono gli errori che si commettono quando si deve completare un lavoro e si ha a disposizione di una mezza giornata e poi, tutto deve essere ibernato per una settimana, per aspettare il sabato pomeriggio successivo che sembra non arrivare mai...L'unico sconto che non mi concedo mai, nella maniera più assoluta, è sulla sicurezza delle lavorazioni (alla combinata, in particolare). La ragione mi sembra ovvia.
appoggio di emergenza per la foratura delle ante
Completati i telai e le ante, impacchetto tutto e trasferisco dal mio piccolo laboratorio (nelle valli di Lanzo) a Torino, come se fossi uscito dall'IKEA.
armadi completi e impacchettati per il trasporto e montaggio
Adesso arriva il bello, per modo di dire, perché è il vero e proprio incubo: la finitura! Bestia nera temuta da tutti i pasticcioni come me. Insomma, io sono particolarmente negato quando si tratta di mettere mano a vernici e pennelli. Tante domande in testa, sia sul tipo di finitura, che sul luogo di finitura. Perché quando hai programmato di verniciare in garage, e accumuli abbastanza ritardi nelle lavorazioni da lasciarti sorprendere dall'inverno, ti rendi conto che non puoi verniciare a meno di 5 gradi e allora devi pensare a un piano alternativo. Verniciare in cantina!
Quindi mi attrezzo per trasformare la cantina in una piccola cabina di verniciatura e mi vedo costretto a usare pennello (altro che pistola HVLP, come avrei desiderato provare) e vernici in soluzione acquosa. Perché nello spazio ristretto di una cantina mica mi posso mettere a spalmare solvente come se piovesse.
cabina (o cantina?) di verniciatura
Per la colorazione faccio qualche indagine e scelgo gli impregnanti della SYNTILOR a base acquosa. Ma naturalmente le colorazioni disponibili in commercio non riuscivano a soddisfare pienamente il mio palato, allora ho deciso di provare delle miscele. Ma, considerato che non si può provare a caso e, soprattutto, il risultato deve essere ripetibile, allora ho fatto delle prove usando delle tavolette di scarto dello stesso materiale (impiallacciato tanganika) delle antine e, per dosare in modo abbastanza preciso le miscele, ho usato due grosse siringhe, con scala volumetrica graduata, una per il noce biondo e l'altra per il noce scuro. Da sinistra abbiamo infatti una miscela di noce scuro puro, poi una miscela di tre volumi di noce scuro e un volume di noce biondo, eccetera...

prove di miscelazione dei colori
Alla fine, neanche in quel modo andava bene, quindi ho introdotto un nuovo colore, il mogano. La miscela finale che ho scelto è stata due volumi di noce scuro, due di noce biondo e uno di mogano per dare quella nota di vivacità che altrimenti mancava. E ora il colore finale era più simile al colore delle porte dell'ingresso, dov'è collocato l'armadio a muro.
trovato il colore giusto
Con l'idea di poter uniformare l'assorbimento del colore, inizio prima a stendere uno strato di impregnante trasparente: errore. Grave errore. L'ho imparato a mie care spese quando il danno, se così si può dire, era già fatto. Sostanzialmente, l'impregnante trasparente ha chiuso i pori del legno e, invece di facilitare la distribuzione del colore, l'ha ostacolata. Infatti nello stendere l'impregnante colorato sono impazzito per cercare di correggere bolle e striature assolutamente antiestetiche. 
La prossima volta userò del mordente per colorare e solo dopo stenderò l'impregnante, oppure direttamente l'impregnante colorato, nel numero di mani desiderate.
Anche verniciare in cantina non ha sicuramente migliorato le cose, ma per lo meno la temperatura non è mai scesa troppo (circa 10-12 gradi).
striatura dell'impregnante
Finalmente è il momento di montare i telai alla struttura in cartongesso che avevo precedentemente costruito, fissando dei controtelai in abete sui fianchi. 
montaggio dei telai
 La tecnica del montaggio dei telai l'ho copiata dagli operai che avevano montato le porte. Ho preforato i montanti con lo stesso diametro del nocciolo delle viti, poi li ho posizionati in squadro e in bolla, infine li ho avvitati ai controtelai in legno che avevo precedentemente fissato. In questo modo è la filettatura stessa delle viti che mantiene la corretta distanza tra telaio e controtelaio.
particolare di fissaggio telaio al controtelaio
Ma prima di montare i telai, ho dovuto fare i fori per le cerniere. Per ottenere la massima precisione possibile ho usato delle tavolette di mdf sulle quali ho riportato le posizioni dei fori delle ante. E il modo più semplice per farlo è stato posizionare le cerniere come se fossero stati i montanti stessi.


dima per la foratura delle cerniere sui montanti
 Al termine di questa operazione di misurazione, ho potuto quindi tracciare la posizione delle cerniere sui montanti ed effettuare le forature per il fissaggio degli stessi. Purtroppo l'allineamento non è stato così preciso come mi sarei aspettato, perché, come accennai all'inizio, l'esecuzione dei fori di alloggiamento delle cerniere nelle ante non era stata eseguita a regola d'arte. E questi errori hanno presentato il conto nel momento in cui, fissando le ante, ho sostanzialmente "esaurito" il gioco delle regolazioni delle cerniere, andando, in quasi tutti i casi, a fine corsa per compensare i disallineamenti. Ma si sa, sbagliando si impara. E, tutto sommato, ad ante montate, questa cosa la noto solo io che conosco ogni venatura e ogni scheggiatura di questa coppia di armadi.
tracciatura delle posizioni cerniere per successiva foratura
 Il montaggio delle ante alla struttura è stato, nonostante le difficoltà di registrazione, davvero gratificante. Dopo diversi giorni di lavoro, spalmati in settimane, forse mesi, ecco che il manufatto, finalmente, prende forma.
montaggio delle ante
Per la struttura interna ho deciso di usare dei binari verticali già preforati, con dei reggimensola ad incastro. Questo consente naturalmente di poter regolare la posizione dei ripiani in funzione delle esigenze del momento. Inoltre, in questo modo, ho potuto gravare tutto il peso sul fondo dell'armadio che, essendo un muro di mattoni e intonaco, regge tranquillamente il carico.
Le mensole sono di truciolato laminato noce da 30mm. 
montaggio dei ripiani interni

altro particolare degli interni 
Ed ecco, finalmente, la fine dei lavori.
la coppia di armadi ha ora una fissa dimora
Qualcuno indovina quanto tempo  è trascorso da quando la coppia di armadi a muro sono stati ultimati a quando si sono "magicamente" riempiti all'inverosimile? 

martedì 22 novembre 2016

ci facciamo una pizza?


Si fa presto a dire: ci facciamo una pizza? Si, certamente, ma gli ingredienti? Facciamo un elenco...farina, acqua, lievito, olio, sale, pomodoro, origano, mozzarella, forno. Cosa? Forno? Ah già, serve il forno per cuocere la pizza. Allora dai, forza, dividiamoci i compiti. Voi preparate l'impasto e io preparo...il forno!
Era il lontano 2006, in piena ristrutturazione della nostra baita in montagna. La zona living è sufficientemente spaziosa e capiente, ma c'è una zona difficilmente utilizzabile dietro un pilastro. Mi sembra il luogo ideale per costruirci un forno in muratura. 
Naturalmente prima di incominciare i lavori bisogna prendere bene le misure, capire lo spazio a disposizione e gli ingombri del forno, considerando anche i materiali disponibili in commercio e la tecnica costruttiva che si adotterà. Ho valutato decine e decine di realizzazioni prima di definire il progetto e incominciare la realizzazione. 
Si parte dalle fondamenta, quindi dalle spallette che sorreggeranno tutto il peso del forno. I blocchi in cemento andranno benissimo per fungere da piedistallo per il basamento. Ah...naturalmente, esattamente sotto al forno, c'è il muro che divide il laboratorio dalla cantina...ma questo muro è spesso circa 1,5m ed è in pietra, contro un terrapieno (in montagna non c'è quasi nulla in piano...solo i laghetti con le trote che nuotano spensierate). Quindi direi che non ci sono problemi di carico: ma fatevi due conti se volete realizzare qualcosa di simile ma avete una "normale" soletta come pavimento...se volete gustare la pizza in compagnia dei vicini, basta invitarli su da voi, non è il caso di precipitarsi al piano di sotto sfondando la soletta con tutto il forno!
supporti del basamento del forno
Ed ecco il primo errore...in base alle misure del basamento, avrei dovuto fare i supporti più lunghi perché non avevo considerato la mensola che sta davanti alla bocca del forno...se no dove le appoggio le pizze? Meno male che in una casa in costruzione, è relativamente facile trovare dei mattoni in giro.
supporti e basamento
Il basamento è stato gettato in opera con tavelloni, rete metallica e l'immancabile malta cementizia. Sul basamento ho realizzato un cordolo in mattoni per contenere uno strato di argilla espansa, che funge da isolante.
sottofondo in argilla espansa

Il foro che si vede davanti è lo scarico per la cenere...ma poi diventerà invece l'alloggiamento del cassetto (in ferro)...sbagliando si impara.
L'argilla espansa deve essere posata con cura e bene in piano in quanto sopra ci andranno le tavole di materiale refrattario, che saranno la base del forno.

livellamento argilla espansa
Ecco la posa dei blocchi refrattari. Per evitare possibili "movimenti" abbiamo pensato di stendere uno strato di malta cementizia tra l'argilla e i blocchi.
posa dei blocchi con l'aiuto di mio papà
Una volta asciugata e consolidata la base si può iniziare a costruire la cupola del forno. Per posare i mattoni ho costruito una dima in compensato, a forma di arco catenario, in quanto il più semplice da tracciare e anche equilibrato. Non ho documentato la sua costruzione, ma è relativamente semplice. Si prende un pannello di compensato (o cartone spesso) e si traccia una riga orizzontale (la sezione della base del forno). Poi si segnano i due punti estremi (A e B) sulla base, che saranno i due limiti perimetrali. Infine, al centro, si traccia una riga perpendicolare pari all'altezza desiderata (identifichiamo tale punto con H). Poi si posa il pannello in posizione verticale in modo che il segmento tra A e B sia livellato in orizzontale. Si fissa un estremo di una catenella (non troppo leggera) su A e con la mano si tiene la catenella su B. Si lasci allungare il tratto a penzoloni fino a che questo non tocchi il punto H. A questo punto la catenella formerà un arco catenario tra A e B, passante per la sommità H. Tracciate la curva formata dalla catenella e avrete l'arco per costruire la dima.
catenaria: foto dalla casa di Gaudì a Barcellona
 
posa della dima in compensato
 La dima naturalmente serve per posare i mattoni nella classica disposizione a taglio, per formare l'arco. Un consiglio che avrà senso più avanti: costruite la dima con materiali non troppo robusti. Devono essere sufficienti a sostenere il peso dell'arco (fino alla sua chiusura) ma facilmente...ehm..."distruggevoli" :-) 
Per la cupola e i fianchi del forno ho usato dei mattoni pieni vecchi, recuperati da un vecchio restauro in una cantina di un amico.
vista posteriore durante la posa della cupola
  
posa della cupola
 Nel frattempo ho chiesto a mio papà di prepararmi il telaio della porta del forno, in modo da poterla murare agevolmente durante la costruzione.
posa del telaio della porta
 Di fianco al vano della porta ho anche inserito un tubo di ferro dove, all'occorrenza, potrò infilare un tappo (in ferro) o una luce per l'illuminazione interna, durante le cotture senza fuoco/brace accese.
Per comodità, ho anche inserito un altro tubicino di ferro dove ho inserito la sonda del termometro.
vano per la luce e termometro

vista della cupola dall'alto

cupola ultimata
 Terminata la cupola ho rimosso la dima in legno...naturalmente ho dovuto distruggerla per farla passare (a pezzi) attraverso la bocca del forno. Oppure avrei potuto lasciarla li fino alla prima prova di accensione...
Per legare tra loro i mattoni della cupola ho usato malta refrattaria, che ha riempito tutti gli interstizi.

cupola intonacata
 Sopra la cupola intonacata ho adagiato un bel materassino di fibroceramica. Poi ho costruito i muri laterali, frontale e posteriore (in mattoni forati) e ho riempito tutti i vuoti con argilla espansa, per le sue caratteristiche di isolante termico. Ho visto altri progetti nei quali si usa la sabbia, che invece ha un'inerzia termica maggiore. Ho scelto di privilegiare l'isolamento, siccome il forno è in casa.
posa del materassino e dell'argilla di coibentazione
 Naturalmente non può mancare la canna fumaria. Ho scelto delle dimensioni generose per evitare possibili problemi di fumo, quindi diametro 25cm. Dopo le prime due curve che si vedono in foto, la canna sale dritta per 5/6 metri, sbucando proprio sul colmo del tetto, quindi in posizione estremamente vantaggiosa per il tiraggio. E ha infatti un tiraggio ottimo, tanto che dovrò prevedere un tappo per evitare che il calore scappi da casa, durante i fine settimana invernali, con il caminetto acceso.
posa della canna fumaria
 Posata la canna fumaria ho potuto chiudere la struttura del forno e procedere con ulteriore argilla espansa.
chiusura della struttura del forno

visione d'insieme del forno
Ora non rimane che costruire la cappa (con tavelloni) e intonacare.
intonacatura (fatta fare dai muratori professionisti)
Poi la fase successiva è la posa del piano in marmo e l'imbiancatura.
tinteggiatura
Ma così non mi piaceva affatto...allora ho recuperato delle mattonelle avanzate da altri lavori, le ho tagliate come se fossero dei finti mattoncini e le ho posate attorno alla bocca del forno.
decorazione con finti mattoncini
A me piace decisamente di più così. A parte il disordine che spesso si crea durante le giornate di lavoro.
Ed ora, finalmente, il forno in funzione, pronto a cuocere delle ottime pizze fatte in casa, o delle torte, o arrosti oppure tutto ciò che ci pare. Un'idea: dopo aver cucinato la pizza per cena, il sabato sera, provate a infilare nel forno (quando la temperatura scende sotto i 150 gradi) una pentolona con acqua, fagioli, cotiche, gusti...ve ne ricorderete a pranzo la domenica mattina...una zuppa deliziosa, se condita con pepe sale e olio crudo, accompagnata con del pane. Casereccio, naturalmente. Buon appetito.
il forno c'è...le pizze sono pronte?