Inquadriamo il periodo storico...come ho già scritto in altri post, i lavoretti che sto pubblicando non sono illustrati "in diretta" ma sono il frutto di anni e anni di fine settimana passati a fare cose che hanno tutt'altro a che vedere rispetto al mio lavoro principale (quello che mi da da mangiare e mi consente di comprare strumenti e materiali, insomma).
Ristrutturazione della casa nuova. Iniziamo i lavori a maggio del 2013 ma decine e decine di progetti hanno già intasato il mio hard disk da almeno un anno prima, ovvero quando abbiamo trovato finalmente un appartamento che soddisfa le nostre esigenze, il nostro gusto e, soprattutto, è tollerabile per le nostre tasche.Tra le mille idee, ci viene in mente quella di sostituire il vecchio ripostiglio di circa 4mc con due nicchie (da chiudere con armadi a muro) ricavate dal nuovo disegno delle camere da letto. Calcolatrice alla mano, lo spazio disponibile passa a quasi 6mc effettivamente utilizzabili al 100%.
Dopo aver rilevato le misure al millimetro, inizio quindi a passare le serate (diciamo pure nottate) con SketchUp per disegnare l'armadio..anzi le ante in quanto, per semplificare il progetto, l'armadio sarà composto solo dalle ante mentre dentro useremo dei sistemi di scaffalatura per via della semplicità costruttiva e per poter organizzare in modo più flessibile l'interno.
La figura seguente mostra il disegno delle nicchie in muratura e cartongesso, al cui interno dovranno essere inseriti gli armadi.
struttura in cartongesso |
montanti verticali dei telai |
La figura seguente mostra i traversi.
telai completi di montanti e traversi |
progetto completo |
Finito il progetto, ho preparato una lista di materiali da comprare e sono andato dal fornitore. Ho scelto (per ragioni di prezzo/prestazioni) di utilizzare dei pannelli listellari da 19mm impiallacciati tanganika e tanganika massello per telaio e profili maniglia. Ma siccome non si deve mai fare i conti del vino senza l'oste...il massello tanganika non c'era delle misure che mi servivano. Quindi mi hanno proposto dell`abura (o bahia), che, a detta loro era simile (infatti ho potuto visionare un loro manufatto in abura e ne sono rimasto positivamente impressionato), e ho infatti ripiegato sull'abura. Devo dire che lo ricomprerei volentieri per un ottimo rapporto qualità prezzo e per una lavorabilità discretamente facile.
Una delle grosse difficoltà incontrate nell'acquisto del materiale è stata quella di adattare "dinamicamente" il progetto (la distinta delle misure che avevo in mano) alle tavole disponibili. Non è banale. Almeno per me non lo è stato per niente. Perché un conto è la lista di travetti che hai su carta, un'altra cosa è la tavola da sezionare e da piallare che ti trovi davanti. Caspita che bella differenza. Non sai mai quanto spreco ci sarà durante la lavorazione (considerando anche vari errori che mi possono capitare).
Mentre sceglievo le tavole, chiesi al magazziniere di visionare delle tavole dritte e lui, in un primo momento, rifiutò con la scusa di non poter perdere tempo a cercare le tavole in mezzo alla catasta..allora cercai di giocarmi bene la carta della determinazione: "Guarda che non sono qui per farti perdere tempo ma per comprare il materiale che mi serve. Ti aiuto volentieri a smontare e rimontare la catasta. Ma se questo è un problema, davvero un problema, salgo in auto e tolgo il disturbo.". A quel punto diventammo ottimi amici e mi diede ottimi consigli sulla scelta. Valle a capire le persone...
materiale per telaio e maniglie in legno |
Nella figura che segue vedete i listelli piallati a misura.
listelli per telaio e maniglie tagliati e piallati |
particolare dei listelli per le maniglie |
fresatrice con anello a copiare |
dima per fresatura a mezzo legno |
prova di montaggio dei telai |
preparazione della toupie per fresare le battute delle maniglie |
battuta delle maniglie eseguita |
coltelli stondati per fresare l'incavo delle maniglie |
Solo dopo aver lavorato il telaio (non si sa mai che cosa viene fuori ...) ho preparato la distinta per i pannelli delle ante, che mi sono fatto tagliare e bordare (su tre lati) a misura. Anche questa prova è risultata davvero impegnativa. Non è stato per niente facile definire le misure studiando le cerniere, che infatti, nonostante tutto, alla fine si sono dimostrate, per me, lo scoglio più duro da superare. Quanto lasciare tra un`anta e l'altra? Si apriranno comodamente? E le tolleranze di lavorazione, quali saranno? Un decimo, un millimetro o un centimetro (vabbe` un centimetro...scherzo!)?
Presa la decisione, definita la tabella delle misure, sono tornato dal fornitore e mi sono fatto sezionare e bordare le ante, ricavate da due pannelli di listellare impiallacciato tanganika da 19mm di spessore (ma questo, forse, l'avevo già scritto).
Quindi è venuto il momento di fare i fori per le cerniere. Allora ho acquistato un paio di cerniere della Salice per fare alcune prove. Perché un conto è la teoria, un altro conto è la pratica.
Le prove sono servite per verificare la distanza corretta tra il foro e il bordo anta. E anche per controllare che il sormonto dell'anta rispetto al telaio rientrasse nelle tolleranze accettabili.
Dopo aver segnato con attenzione e ricontrollato la posizione di tutti i fori, ho costruito un piano per poter usare il mio piccolo trapano a colonna e ho iniziato a forare. La cosa peggiore è stata scendere alla profondità giusta senza forare il frontale dell'anta...il trapano ha il misuratore di profondità rotto e non avevo tempo di inventarmi qualcosa di efficace se non la prova su pezzo di scarto e poi la marcatura con pennarello sulla punta stessa...sistema schifoso e altamente inaffidabile ma alla fine sono riuscito a completare i 35 fori nel pomeriggio. Ma la prossima volta preparerò una dima. Mai più un lavoro del genere senza una dima, perché, a meno di non disporre di una colonna proprio rigida, un minimo di movimento sul centraggio, la difficoltà nel vedere la "crocetta" che segna il centro del foro e la vibrazione stessa della punta sulle prime fibre, mi hanno fatto sbagliare tutti i fori, spostandomi rispetto al centro di quasi un millimetro (me ne sono accorto amaramente quando ho dovuto registrare le cerniere nel montaggio). Quindi la prossima volta preparerò una dima. Sicuro che la preparerò prima di fare il primo foro.
Inoltre i pannelli più lunghi e larghi (circa 160x45cm) erano difficili da mantenere in piano sul supporto improvvisato alla veloce, e senza un aiutante che mi aiutasse a fermare il pannello in lavorazione, ho sicuramente peggiorato da solo il centraggio dei fori, come ho accennato prima.
Credo di ripetermi, ma purtroppo sono gli errori che si commettono quando si deve completare un lavoro e si ha a disposizione di una mezza giornata e poi, tutto deve essere ibernato per una settimana, per aspettare il sabato pomeriggio successivo che sembra non arrivare mai...L'unico sconto che non mi concedo mai, nella maniera più assoluta, è sulla sicurezza delle lavorazioni (alla combinata, in particolare). La ragione mi sembra ovvia.
Completati i telai e le ante, impacchetto tutto e trasferisco dal mio piccolo laboratorio (nelle valli di Lanzo) a Torino, come se fossi uscito dall'IKEA.
Adesso arriva il bello, per modo di dire, perché è il vero e proprio incubo: la finitura! Bestia nera temuta da tutti i pasticcioni come me. Insomma, io sono particolarmente negato quando si tratta di mettere mano a vernici e pennelli. Tante domande in testa, sia sul tipo di finitura, che sul luogo di finitura. Perché quando hai programmato di verniciare in garage, e accumuli abbastanza ritardi nelle lavorazioni da lasciarti sorprendere dall'inverno, ti rendi conto che non puoi verniciare a meno di 5 gradi e allora devi pensare a un piano alternativo. Verniciare in cantina!
Quindi mi attrezzo per trasformare la cantina in una piccola cabina di verniciatura e mi vedo costretto a usare pennello (altro che pistola HVLP, come avrei desiderato provare) e vernici in soluzione acquosa. Perché nello spazio ristretto di una cantina mica mi posso mettere a spalmare solvente come se piovesse.
Per la colorazione faccio qualche indagine e scelgo gli impregnanti della SYNTILOR a base acquosa. Ma naturalmente le colorazioni disponibili in commercio non riuscivano a soddisfare pienamente il mio palato, allora ho deciso di provare delle miscele. Ma, considerato che non si può provare a caso e, soprattutto, il risultato deve essere ripetibile, allora ho fatto delle prove usando delle tavolette di scarto dello stesso materiale (impiallacciato tanganika) delle antine e, per dosare in modo abbastanza preciso le miscele, ho usato due grosse siringhe, con scala volumetrica graduata, una per il noce biondo e l'altra per il noce scuro. Da sinistra abbiamo infatti una miscela di noce scuro puro, poi una miscela di tre volumi di noce scuro e un volume di noce biondo, eccetera...
Con l'idea di poter uniformare l'assorbimento del colore, inizio prima a stendere uno strato di impregnante trasparente: errore. Grave errore. L'ho imparato a mie care spese quando il danno, se così si può dire, era già fatto. Sostanzialmente, l'impregnante trasparente ha chiuso i pori del legno e, invece di facilitare la distribuzione del colore, l'ha ostacolata. Infatti nello stendere l'impregnante colorato sono impazzito per cercare di correggere bolle e striature assolutamente antiestetiche.
La prossima volta userò del mordente per colorare e solo dopo stenderò l'impregnante, oppure direttamente l'impregnante colorato, nel numero di mani desiderate.
Anche verniciare in cantina non ha sicuramente migliorato le cose, ma per lo meno la temperatura non è mai scesa troppo (circa 10-12 gradi).
La tecnica del montaggio dei telai l'ho copiata dagli operai che avevano montato le porte. Ho preforato i montanti con lo stesso diametro del nocciolo delle viti, poi li ho posizionati in squadro e in bolla, infine li ho avvitati ai controtelai in legno che avevo precedentemente fissato. In questo modo è la filettatura stessa delle viti che mantiene la corretta distanza tra telaio e controtelaio.
Ma prima di montare i telai, ho dovuto fare i fori per le cerniere. Per ottenere la massima precisione possibile ho usato delle tavolette di mdf sulle quali ho riportato le posizioni dei fori delle ante. E il modo più semplice per farlo è stato posizionare le cerniere come se fossero stati i montanti stessi.
Al termine di questa operazione di misurazione, ho potuto quindi tracciare la posizione delle cerniere sui montanti ed effettuare le forature per il fissaggio degli stessi. Purtroppo l'allineamento non è stato così preciso come mi sarei aspettato, perché, come accennai all'inizio, l'esecuzione dei fori di alloggiamento delle cerniere nelle ante non era stata eseguita a regola d'arte. E questi errori hanno presentato il conto nel momento in cui, fissando le ante, ho sostanzialmente "esaurito" il gioco delle regolazioni delle cerniere, andando, in quasi tutti i casi, a fine corsa per compensare i disallineamenti. Ma si sa, sbagliando si impara. E, tutto sommato, ad ante montate, questa cosa la noto solo io che conosco ogni venatura e ogni scheggiatura di questa coppia di armadi.
Il montaggio delle ante alla struttura è stato, nonostante le difficoltà di registrazione, davvero gratificante. Dopo diversi giorni di lavoro, spalmati in settimane, forse mesi, ecco che il manufatto, finalmente, prende forma.
Per la struttura interna ho deciso di usare dei binari verticali già preforati, con dei reggimensola ad incastro. Questo consente naturalmente di poter regolare la posizione dei ripiani in funzione delle esigenze del momento. Inoltre, in questo modo, ho potuto gravare tutto il peso sul fondo dell'armadio che, essendo un muro di mattoni e intonaco, regge tranquillamente il carico.
Le mensole sono di truciolato laminato noce da 30mm.
Qualcuno indovina quanto tempo è trascorso da quando la coppia di armadi a muro sono stati ultimati a quando si sono "magicamente" riempiti all'inverosimile?
Presa la decisione, definita la tabella delle misure, sono tornato dal fornitore e mi sono fatto sezionare e bordare le ante, ricavate da due pannelli di listellare impiallacciato tanganika da 19mm di spessore (ma questo, forse, l'avevo già scritto).
Quindi è venuto il momento di fare i fori per le cerniere. Allora ho acquistato un paio di cerniere della Salice per fare alcune prove. Perché un conto è la teoria, un altro conto è la pratica.
prove per la foratura degli alloggiamenti cerniere |
Dopo aver segnato con attenzione e ricontrollato la posizione di tutti i fori, ho costruito un piano per poter usare il mio piccolo trapano a colonna e ho iniziato a forare. La cosa peggiore è stata scendere alla profondità giusta senza forare il frontale dell'anta...il trapano ha il misuratore di profondità rotto e non avevo tempo di inventarmi qualcosa di efficace se non la prova su pezzo di scarto e poi la marcatura con pennarello sulla punta stessa...sistema schifoso e altamente inaffidabile ma alla fine sono riuscito a completare i 35 fori nel pomeriggio. Ma la prossima volta preparerò una dima. Mai più un lavoro del genere senza una dima, perché, a meno di non disporre di una colonna proprio rigida, un minimo di movimento sul centraggio, la difficoltà nel vedere la "crocetta" che segna il centro del foro e la vibrazione stessa della punta sulle prime fibre, mi hanno fatto sbagliare tutti i fori, spostandomi rispetto al centro di quasi un millimetro (me ne sono accorto amaramente quando ho dovuto registrare le cerniere nel montaggio). Quindi la prossima volta preparerò una dima. Sicuro che la preparerò prima di fare il primo foro.
foratura al trapano a colonna con la punta forstner |
Credo di ripetermi, ma purtroppo sono gli errori che si commettono quando si deve completare un lavoro e si ha a disposizione di una mezza giornata e poi, tutto deve essere ibernato per una settimana, per aspettare il sabato pomeriggio successivo che sembra non arrivare mai...L'unico sconto che non mi concedo mai, nella maniera più assoluta, è sulla sicurezza delle lavorazioni (alla combinata, in particolare). La ragione mi sembra ovvia.
appoggio di emergenza per la foratura delle ante |
armadi completi e impacchettati per il trasporto e montaggio |
Quindi mi attrezzo per trasformare la cantina in una piccola cabina di verniciatura e mi vedo costretto a usare pennello (altro che pistola HVLP, come avrei desiderato provare) e vernici in soluzione acquosa. Perché nello spazio ristretto di una cantina mica mi posso mettere a spalmare solvente come se piovesse.
cabina (o cantina?) di verniciatura |
prove di miscelazione dei colori |
Alla fine, neanche in quel modo andava bene, quindi ho introdotto un nuovo colore, il mogano. La miscela finale che ho scelto è stata due volumi di noce scuro, due di noce biondo e uno di mogano per dare quella nota di vivacità che altrimenti mancava. E ora il colore finale era più simile al colore delle porte dell'ingresso, dov'è collocato l'armadio a muro.
trovato il colore giusto |
La prossima volta userò del mordente per colorare e solo dopo stenderò l'impregnante, oppure direttamente l'impregnante colorato, nel numero di mani desiderate.
Anche verniciare in cantina non ha sicuramente migliorato le cose, ma per lo meno la temperatura non è mai scesa troppo (circa 10-12 gradi).
striatura dell'impregnante |
Finalmente è il momento di montare i telai alla struttura in cartongesso che avevo precedentemente costruito, fissando dei controtelai in abete sui fianchi.
montaggio dei telai |
particolare di fissaggio telaio al controtelaio |
dima per la foratura delle cerniere sui montanti |
tracciatura delle posizioni cerniere per successiva foratura |
montaggio delle ante |
Le mensole sono di truciolato laminato noce da 30mm.
montaggio dei ripiani interni |
altro particolare degli interni |
Ed ecco, finalmente, la fine dei lavori.
la coppia di armadi ha ora una fissa dimora |